venerdì 7 dicembre 2012

A Ravenna esiste ancora il PRI, sta in maggioranza e acquista legisti. Confesso che ho un problema.


Sarebbe un grave errore lasciar passare l’idea, anche in una città di provincia come Ravenna, che sia cosa normale, se non buona e giusta, che un eletto in un partito di opposizione ad un certo punto si alzi e si trasferisca nei banchi di un altro partito, per di più di maggioranza.
Significherebbe infatti non capire che atteggiamenti e giochetti che hanno contribuito ad affossare la credibilità della politica italiana non sono meno gravi se praticati in palazzi di minor rango del Parlamento, ma se possibile lo sono di più, perchè contribuiscono ad alimentare l’idea che il sistema intero sia irrimediabilmente compromesso.
Il sig.Ravaioli è subentrato a Learco Tavoni 9 mesi fa. 
Aveva avuto tutto il tempo di giudicare l’operato della Giunta ravennate e le evoluzioni politiche della Lega Nord. Avrebbe serenamente potuto rinunciare al subentro, e permettere agli elettori del suo ex partito di continuare ad avere la rappresentanza conquistata con il voto.
Non lo ha fatto e ha preferito comportarsi da proprietario di un consenso non suo.
Trovo tuttavia ancor più grave l’atteggiamento del PRI, che sembra non aver compreso quanto sia finita la stagione delle transumanze, quanto sia sensibile l’elettorato al tema della responsabilità degli eletti, dedicandosi ancora allo sport dei piccoli cambi di casacca, sperando forse di ricavarne altrettanto piccoli vantaggi di potere.
E non capisco il resto della maggioranza, che tace o sonnecchia, liquidando evidentemente la cosa come questione privata fra i soggetti coinvolti, senza capire che il rispetto sostanziale della volontà dell’elettorato riguarda tutti noi e non è un elemento secondario della democrazia.
Per quanto mi riguarda, vale l’invito alle dimissioni, pur tardive, del consigliere Ravaioli, che può dimostrare di aver compreso l’errore per rimediarlo.
Su chi ha voluto avallarne una scelta che non trova riscontro nel campo dell’etica politica, il giudizio è ben peggiore, e non fa che confermare la distanza già più volte sperimentata con un alleato che non può dirsi nostro.

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