sabato 4 agosto 2012

Cara sinistra, la partita è tutta nelle nostre mani. Troviamo il coraggio di scoprirle forti.


Il peggior nemico del cambiamento è l’assenza di chiarezza, l’impossibilità di cogliere nitidamente un progetto fra la polvere alzata nelle mille giravolte della politica.
Nella nebbia si improvvisano fari quelli che urlano grida secche anche se scomposte, mentre ogni accordo, mediazione, dialogo diventa sotterfugio e scambio, alimentando il senso diffuso di sfiducia e rancore, che radica il populismo.
Per questo, prima di ogni altra valutazione, va accolta con favore la novità dell’ultima settimana, l’alleanza finalmente dichiarata fra PD e SEL, aperta al contributo dei movimenti e delle migliori esperienze civiche, con l’obiettivo esplicito di governare il paese nell’alveo del progressismo continentale, e con primarie da tenere entro l’anno per trasformare in programma le velate suggestioni circolate in questi giorni.
Si sceglie quindi di chiudere l’esperienza Monti, nonostante l’insistente, martellante campagna di stampa a favore della continuità condotta da tutti i principali media italiani, senza anatemi, con i più sentiti ringraziamenti, o i più sinceri fischi, e di andare oltre, verso Parigi assai più che Berlino.
Questo dice la scelta di Bersani di aprire in compagna di Vendola, che nessuno, proprio nessuno, può accusare di timidezza nell’opposizione al governo in carica, la strada del centrosinistra.
Un centrosinistra esplicitamente aperto al dialogo politico, finanche alla collaborazione su temi di comune interesse, con l’UDC, tanto per dare un nome alle perifrasi bersaniane, in una temperie storica che, in particolare sul tema cruciale del significato europeo, non vede un lineare sereno all’orizzonte.
Ovvero l’inversione dell’approccio seguito nell’ultimo ventennio dalle correnti maggioritarie della sinistra italiana, D’alema per intenderci, che dall’accordo strategico col centro avevano fatto l’elemento centrale della loro linea su alleanze e programmi.
In questo percorso si esclude l’IDV, non per una preclusione sui temi programmatici, che quel partito ha condiviso con SEL, in quest’ultima fase del periplo dipietresco, ma per l’impossibilità di addensare una seria prospettiva di governo con chi, in tutta evidenza, non riesce ad abbandonare la tattica della guerriglia contro gli alleati, a mero scopo di visibilità.
Così si sarebbero potuti leggere i giorni a cavallo di luglio e agosto, senza eccedere in forzature ottimistiche, solo per stare a fatti e dichiarazioni.
Nell’Italia in cui il retroscena ha sostituito la cronaca, e quindi, per inciso, l’interpretazione giornalistica il libero giudizio sugli eventi, si è invece parlato d’altro.
L’alleanza di ferro è quindi fra Casini e Bersani, con l’obiettivo di un Monti oltre Monti, e Vendola, privato dell’usbergo di Di Pietro, si presta, per cinismo o ingenuità, alla parte dell’utile idiota, o dell’agnello sacrificale.
In queste tre righe, che riassumono due giorni di guerra lampo giornalistica, che prepara un conflitto di lunga durata, sta il tentativo del partito montiano, naturalmente alleato del narcisismo fustigatore travagliesco, di generare una profezia che si autoavvera, giocando su terrori e tremori dell’elettorato di sinistra di questo paese.
Nessuno è infatti tanto ingenuo da non vedere i rischi insiti in un tentativo tanto generoso quanto pericoloso, aperto a infinite incognite, prima fra tutte l’andamento della crisi finanziaria, che potrebbe riconsegnare alla politica un paese commissariato di diritto, oltre che di fatto.
Proprio per questo nessuno è nemmeno autorizzato a pensare che esistano oggi soluzioni precostituite, messe al riparo dalla prova elettorale.
Se il risultato di Vendola prima e soprattutto di SEL poi sarà positivo, al punto da raccogliere fino in fondo i voti della sinistra italiana, il nostro paese potrà conoscere una stagione analoga a quella aperta in Francia dai socialisti e da Hollande.
Se, come auspicato da tutti i fan della continuità di governo o della continuità di opposizione, andrà diversamente, con una vittoria mozzata del centrosinistra e SEL ridotta a livelli impalpabili, potremo goderci 5 anni di Monti e 5 anni di grillismo d’opposizione, ovvero 5 anni di Monti.
Da questo punto di vista SEL, un’idea di partito raccolta finora intorno alla figura del proprio leader, è la chiave di volta della politica italiana.
SEL, non Casini, che oggi non conta nulla e che ha in mano solo il jolly della sopravvivenza e dell’attesa.
Questo i nostri avversari l’hanno capito benissimo, e dopo aver provato a suggerirci la via dell’angolo dorato del fronte dell’opposizione, oggi tenteranno di sterilizzarci nei consensi, puntando a metterci sulla difensiva, a moderarci, ad additarci come traditori.
Noi non abbiamo nulla di cui difenderci, nessun bisogno di moderazione, la forza della coerenza, dell’insistita coerenza nel voler portare al governo la sinistra italiana, quella che siamo e quella che ancora non siamo.
Sarà una partita durissima, ma è quella che abbiamo scelto di aprire e giocare, e nessuno ci aveva garantito nulla di diverso.
Ora che è tutta nelle nostre mani ci servirà il coraggio di scoprirle forti.

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