domenica 9 ottobre 2011

Stavolta abbiamo taciuto

Chissà cosa avranno pensato della loro città i bronzi di Boldrini e Zaccagnini, voluti sentinelle delle nostre istituzioni. Cattolici e comunisti, resistenti e partigiani, cosa avranno pensato in queste settimane in cui Ravenna sembra scivolata lentamente nell'indifferenza e nella resa ai piccoli sentimenti del fastidio, del rancore, di un'epidermica intolleranza?
Nulla di grave, per carità. La rivolta vera o presunta di un quartiere contro la scelta di una chiesa di ospitare due tende per i senzatetto. L'ondata vera o presunta di paura per un numero imprecisato di profughi forse tunisini e si dice dediti a spaccio. La scelta di un grande centro commerciale di incontrare il disagio vero o presunto dei suoi clienti davanti alla richiesta di elemosina a mezzo carrello. L'ennesima ordinanza anti-degrado, che poi significa anti-alcol, che poi diventa anti-vetro, che poi diventa non-si-puó-dire-cosa, nel momento in cui chi l'ha emessa ne affida l'esecuzione al Buon Senso dei vigili, alla faccia di qualche secolo di civiltà giuridica. E poi, si dice, non vi preoccupate. Prima o dopo se ne andranno, anzi abbiamo già la data di scadenza, presunta naturalmente. Sono tutte cose già viste e sentite nei paraggi. Eppure fanno un po' impressione messe tutte insieme, fa un po' impressione l'ultimo mese di cronaca cittadina, perchè si tratta appunto di cronaca, in assenza di dibattito pubblico, di prese di posizione, di intervento politico. È tutto nebbioso ciò di cui si parla, ma ciò che alla fine risulta presunta è la cultura solidale della nostra città, che si smarrisce nel silenzio, nella fatale assunzione dei problemi e nella resa dell'indifferenza. È normale temere i senzatetto, voler fare la spesa in pace, fregarsene dei profughi e non volerli attorno. Per tutto ci sono piccole, pulite soluzioni, accomodamenti indolori. Tutto si puó spostare, rimuovere, allontanare. Senza proclami razzisti, perchè mica siamo leghisti. Con calma, per approssimazione. È così che improvvisamente, un giorno ci scopriamo vecchi, evitando per anni con cura di guardarci allo specchio, e incappando per caso nel riflesso di una pozzanghera. Stavolta abbiamo taciuto, e questa più che una colpa è un sintomo. Ma chiedo alla sinistra se non sia il caso di ricominciare a parlarci.

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