domenica 6 novembre 2011

Se il problema è Matteo Renzi

La settimana si è aperta con le immagini terribili delle 5 terre sommerse dal fango, con l’incursione potente nel campo del centrosinistra di un narrazione di destra, con il governo impegnato in genuflessioni impotenti davanti alla BCE.
Si chiude con l’alluvione di Genova, le prospettive sempre più prossime di un governo di malanno pubblico, gli ispettori-commissari del FMI sguinzagliati per l’Italia.
In mezzo, il piccolo evento santoriano, che ha definitivamente seppellito l’idea del duopolio televisivo, con una trasmissione di rara inutilità.
Sullo sfondo la trama dello spread e del suo andamento, un cardiogramma da infarto in contrappunto ad una politica economica dall’encefalogramma piatto.
In questo quadro è indubbio che l’attenzione della sinistra italiana si sia focalizzata soprattutto su Matteo Renzi, e questo è un problema.
Innanzitutto perché non lo merita, tanto sono carenti di originalità i contenuti della sua proposta politica, già ben rappresentata all’interno del centrosinistra dal vicesegretario del PD.
In secondo luogo perché dimostra quanto sia facile dettare l’agenda al nostro campo, se è vero che basta inventarsi un personaggio in un fine settimana di ottobre per indirizzarci immediatamente all’inseguimento.
Tutti dietro al pallone, come in un campetto di periferia.
Stavolta, peraltro, il pallone nemmeno abbiamo capito dove fosse.
Non parlate di rottamazione, ci hanno detto, guardate alle idee.
E tutti a discutere delle idee, di quanto fossero anni ’80, di destra, quasi berlusconiane, addirittura uscite dal computer che custodisce i segreti del Grande Fratello.
Invece il problema è proprio la rottamazione, orrendo termine per suggerire il totale, drastico ricambio della classe politica, ovvero un’esigenza sentita come reale, forse prioritaria da una parte enorme dell’elettorato.
Se lascerà che questo tema abbia diritto aperto di cittadinanza e diventi manifesto politico soltanto di Renzi, la sinistra correrà un grosso rischio, perché permetterà ad idee del tutto minoritarie di prendere l’ascensore della voglia di cambiamento ridotta alla sua forma più grezza, quella del rinnovamento delle facce.
Che peraltro non è un trucco, ma un tema reale, perché non si è credibili nell’affermare come un mantra che è cambiato un mondo, lasciando che ad interpretarlo siano ancora i volti dei mondi passati.
Si vuole riconsegnare Renzi al vecchiume delle sue idee? Bene, allora si assuma e si pratichi da subito un impegno per il rinnovamento reale e in profondità della classe politica.
Altrimenti avremo, temo, delle brutte, quanto evitabili, sorprese.

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