sabato 5 maggio 2012

Scalfari e la democrazia degli Eletti


Lo Scalfari della scorsa domenica su Repubblica, Berlusconi e Grillo hanno una cosa in comune.
Disprezzano l’intelligenza degli italiani, ridotti alla stregua di inconsapevoli burattini di se stessi.
Di Berlusconi è nota l’idea che si debba partire dalla considerazione che gli elettori siano nella loro maggioranza fermi all’età infantile, e come tali vadano trattati.
Su questo assunto ha fondato la sua fortuna di tycoon e poi di uomo politico, senza che sia peraltro possibile capire fino in fondo quanto della presunta ignoranza italica sia causa e quanto effetto dell’egemonia berlusconiana.
Grillo è un populista disgustato dal popolo, un mix di avanguardismo e tendenze totalitarie, che da un lato inneggia ad una cittadinanza attiva e omnicomprensiva che non prevede relazioni e divisioni stabili, e dall’altro ne ritiene degni solo coloro che si siano liberati dal germe ottundente e divisorio dei partiti. 
A tutti gli altri, ovvero alla grande maggioranza, toccano insulti diretti e indiretti, e comunque lo stigma, più volte ribadito, riservato agli autolesionisti e ai pazzi.
Infine Scalfari, che ancora una volta ci informa che ad avere una percezione chiara del reale e la capacità di intuire alcune soluzioni sarebbero solo poche minoranze elitarie, impossibilitate di comunicare le proprie verità perchè inesprimibili in un linguaggio comprensibile alla massa rancorosa e attratta dal populismo.
Lo stesso governo Monti, pur fatto di persone Illuminate, non riuscirebbe fino in fondo nella sua missione, che coinciderebbe con la soddisfazione delle ipotesi scalfariane, perchè intimorito dagli effetti che la rabbia montante potrebbe avere sui partiti di maggioranza, improvvisamente promossi, PDL compreso (PDL), a nuovo arco costituzionale.
Ecco quindi la soluzione. 
Una riforma elettorale un po’ tedesca e un po’ spagnola, senza premio di maggioranza, e con sbarramento nazionale al 5%, ma anche collegi molto piccoli, nessun candidato premier e divieto di coalizione. 
Detto in altre parole, un sistema che attribuisca da qui all’eternità il 100% dei seggi a chi abbia complessivamente il 60% dei voti, costringendo quel 60% all’unica possibilità del governo di coalizione. 
Se infatti in Spagna la regola recente è un governo Socialista o Popolare appoggiato dai voti di partiti regionalisti piccoli su scala nazionale, ma capaci di essere maggioritari nei propri collegi di insediamento, nell’ipotesi di Scalfari questo sarebbe impossibile, perchè lo sbarramento al 5% impedirebbe a questi ultimi l’accesso al parlamento. 
In Germania invece ad ottenere eletti sono tutti quei partiti che ottengano almeno il 5% dei voti, o 3 parlamentari eletti nei collegi uninominali, e questo determina un sistema a 4 o 5 formazioni sostanzialmente stabile, e governi di coalizione, data la difficoltà per una singola formazione di raggiungere la maggioranza assoluta dei seggi.
Ma la pluralità dei partiti, la loro relativa forza e la necessità coalizionale, nominalmente successiva al voto, ma sempre indicata come preferenza durante la campagna elettorale determina una pluralità di opzioni possibili, che sarebbe anche maggiore laddove decadesse la conventio ad exludendum verso Die Linke.
E’ quindi chiaro che il sistema spagnolo e quello tedesco si caratterizzano entrambi per la volontà di ricercare insieme un quadro che eviti l’eccessiva frammentazione del sistema politico, favorisca la governabilità e non penalizzi eccessivamente la possibile rappresentanza delle culture politiche, senza dimenticare la penalizzazione di eventuali forze antisistema.
La loro combinazione invece, così come proposta da Scalfari, determinerebbe un mostro la cui unica ratio sarebbe lasciare agli italiani una formale, assoluta libertà di voto, che il sistema elettorale si preoccuperebbe poi di forzare in un percorso obbligato, per determinare finalmente il governo degli optimates.
Che poi questo significhi mandare letteralmente al macero la volontà di circa la metà del corpo elettorale, dato che sarebbero escluse SEL, IDV e M5S dalla dimensione dei collegi e Lega dallo sbarramento nazionale, oltre a tutte le formazioni minori, pare non interessare. 
L’importante è salvare la forma della democrazia, anche e soprattutto da quelle teste vuote degli italiani.
PS: per chi pensi che quello sopra descritto sia solo il delirio da fine settimana di chi ha fondato La Repubblica negli anni ’70, gioverà ricordare che somiglia molto all’impianto proposto dalla coppia Violante-Quagliariello. Anche da questo punto di vista, il voto anticipato somiglia ogni giorno di più a un atto di salute pubblica.

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