giovedì 18 ottobre 2012

Ancora TINA. Oppure Vendola


La nostra vita è fatta di scelte.
Scegliamo ogni giorno a chi sorridere e per chi valga la pena piangere, a chi donare il nostro tempo e da chi farcelo rubare, quali scarpe indossare e che cosa mangiare, se incontrare un amico o assaggiare la solitudine.
Scegliamo con chi vivere e vorremmo poter scegliere il momento della nostra morte, e in ogni momento oscilliamo fra l'abbandono e la lotta, sia per un'idea, per un figlio, per il nostro futuro.
Poi solleviamo lo sguardo sulla politica e la strada che ci viene indicata è diritta e senza vie di uscita.
Non c'è alternativa al precariato che consuma le vite e le generazioni, al lavoro minacciato e senza diritti, alla fatica di un tempo che non prevede il riposo, alla dignità offesa ogni volta che si china la testa.
Non c'è alternativa alla dissoluzione dello stato sociale, all'espansione infinita delle spese militari, alla demolizione della scuola pubblica e di tutti, alla negazione del diritto alla salute. 
E nemmeno esiste un'alternativa al potere irresponsabile dei soliti noti, alla fuga di chi ha la forza di andare e non ha più quella di restare, al cancro delle mafie, ad una crisi che giorno dopo giorno consuma la storia dei nostri padri e il nostro presente.
Figurarsi se si può pensare ad un’alternativa a Monti o a chi per lui, all’Europa del rigore che sa di funerale, ad un’Italia piccola e immersa nel suo rancore e nelle sue paure, al quotidiano giudizio divino dei mercati, alla mano invisibile e inflessibile dello spread.
La nostra vita è fatta di scelte, ma quando è in gioco la vita stessa vorrebbero che la consegnassimo all’inevitabile.
Oppure Vendola, perchè è così che noi oggi diciamo che la democrazia è molto di più  che  aggiungere una spezia ad un piatto già cotto e la libertà la premessa di qualsiasi domani.
Noi non ci consegnamo alla ragione di quelli che avevano torto e che ancore pretendono di far pagare il prezzo dei loro errori a chi paga da sempre.
Non ci rassegniamo alle mezze misure, ai diritti surrogati, alle parole sbiadite di un ceto politico figlio di troppe sconfitte o mai sceso in campo.
Non vogliamo rottamare nessuno, perchè abbiamo troppo rispetto della vita e della storia di ognuno, ma sappiamo quanto la storia possa pesare fino a rendere inerti e consigliare il commiato.
Vogliamo salario e diritti, perchè ci piacciono le parole antiche, e uguaglianza, solidarietà e giustizia sociale, perchè la modernità finisce nella loro scomparsa.
Amiamo la complessità, che ci costringe a studiare e coltivare il dubbio, a sperimentare percorsi inediti, a rifiutare ogni tipo di vaffanculo, che, detto sottovoce, se non è fascista non ci va lontano.
Crediamo che il centrosinistra sia ciò che di meglio si possa offrire al paese, ma che l’Italia meriti di più di un usato sicuro o di un camper che viaggia al ritmo stanco degli anni ’90, spacciando per nuovo ciò che era già vecchio 20 anni fa.
Se non c’è alternativa alla strada che corre verso il precipizio, non si tratta di rallentare, nè di sperare che qualcuno costruisca un ponte, ma di assumere fino in fondo il coraggio e la forza di aprire una via nuova.
Vogliamo Vendola presidente del consiglio. Per noi, molto prima che per lui.

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