lunedì 9 gennaio 2012

Un governo costituente


Sono due i punti fermi dell’attuale fase politica italiana.
Il primo è l’evidente, non celata sfiducia del Presidente della Repubblica, per l’insieme del sistema politico, per la sua struttura, i suoi attori, le possibili combinazioni.
Il secondo è la sussistenza di una legge elettorale che si caratterizza per l’assoluta e comprovata incapacità di garantire il seppur minimo rapporto fra risultato elettorale e governabilità del paese.
Se tuttavia in relazione al primo punto Giorgio Napolitano ha fatto le sue mosse, suggerendo al Parlamento un esecutivo che si caratterizza fin troppo apertamente come costituente, sul secondo le possibilità di manovra appaiono assai scarse, e la responsabilità dell’intervento affidata gioco forza a quei partiti che il governo in carica ha il mandato di sgretolare.
Monti non ha infatti nessuna possibilità, al di là delle della propaganda, di risolvere il mandato ufficiale che gli è stato attribuito, ovvero la sottrazione dell’Italia dalle peggiori dinamiche della crisi economica globale, perchè tale possibilità non è data in autonomia nemmeno a paesi più solidi e centrali nelle relazioni internazionali.
Ciò che invece può fare è preparare il terreno ad un assetto politico che si presuma più adatto a reggere il futuro dell’Italia.
A ben vedere, l’impressione è che tutte le prime mosse, in termini di interventi realizzati, in via di realizzazione, annunciati o solo ipotizzati, vadano appunto nella direzione di aprire e allargare faglie negli schieramenti e nei partiti.
I primi colpi sono stati ben assestati. 
Rotta l’alleanza PDL-Lega, vera chiave di volta del berlusconismo, cancellata la foto di Vasto, che ne rappresentava fino a poche settimane fa la più credibile alternativa.
Tagliate le cosiddette estreme, si tratta ora di lavorare su PD e PDL, scommettendo sulla loro disponibilità a farsi mettere in mora.
Le minacce sull’articolo 18 e gli annunci di liberalizzazioni e lotta dura all’evasione fiscale sembrano il terreno ideale allo scontro, soprattutto se le tensioni sui mercati finanziari continueranno, e continueranno, garantendo a Monti e ai suoi la più robusta polizza sulla vita fra le disponibili.
Il PD ha già dichiarato pubblicamente la sua volontà di farsi fare a pezzi nella riforma del mercato del lavoro, nel PDL è noto il desiderio di molti di affrancarsi definitivamente dall’ipoteca di Berlusconi, per tornare alle case madre centriste.
Apparentemente e non solo la questione è più drammatica e drammatizzata nelle fila democratiche, dove tuttavia non sembra sufficientemente forte la percezione del problema.
Ogni volta che Bersani e compagni si chiedono pubblicamente “a che serve tutto questo?”, la risposta dovrebbe essere una sola “a farvi la pelle, non l’avete capito?”.
Non sarà d’altronde molto difficile, se al primo vento hanno rinunciato quasi con sollievo all’unico antidoto a loro disposizione, ovvero il rapporto strategico con SEL e IDV, che vale a dire la scelta netta per il bipolarismo e la rinuncia ad ogni lusinga neo democristiana.
Il tema d’altronde è posto anche nel PDL, se è vero che alla prima prova parlamentare si sono manifestate fughe, distinguo, livori vecchi e nuovi. Non a caso Berlusconi, che non sopravviverebbe ad un riassetto neo-centrista, continua ad inseguire la Lega, a costo di manifesti sberleffi.
Oggi Monti è sostenuto dal 90% del Parlamento, dove i gruppi continuano ad avere i nomi noti nel crepuscolo della Seconda Repubblica.
Il suo compito sarà finito quando quel sostegno sarà calato al 51%, ma quel 51 avrà la fisionomia di un nuovo inizio.
Come ho detto, attualmente c’è su questa strada un nodo ingombrante, che potrà portare ad inciampi clamorosi, o ad una rapida chiarificazione, e questo nodo è la legge elettorale, perchè non c’è Nuova Repubblica che possa nascere senza un diverso sistema di voto.
Su questo avremo lumi a breve, dopo la decisione della Consulta sull’ammissibilità dei referendum.
A partire da quel giorno tuttavia sarà aperto ufficialmente il dibattito sulla terza Repubblica. Non saranno mesi facili.

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