sabato 7 luglio 2012

Monti non è la Thatcher. La fa, e in mezzo c'è il mare.


La Grecia è stata governata dalla troika straniera. 
L’Italia non ha subito la stessa umiliazione. 
I commissari sono stati scelti in loco, e imposti a un Parlamento che ha consegnato loro la propria dignità, in cambio del diritto ad un’indecorosa sopravvivenza.
La prima finanziaria di Monti, con l’attacco al sistema pensionistico, la riforma del mercato del lavoro, e oggi la seconda finanziaria, che nell’ennesima neo-lingua italiana diventa Spending Review, il cui asse è il taglio di sanità, sistema giudiziario e personale della PA, rappresentano un potente attacco ad ogni possibilità di cambiamento reale del paese, che viene invece lacerato come una coperta vecchia buona solo per il rattoppo.
Monti non sta salvando l’Italia, come ripete senza sosta un’informazione mai così di regime. Ciò che sta facendo è costringerla a forza nei teoremi e postulati di un’ideologia sconfitta dalla storia, ma ancora viva nelle menti delle burocrazie finanziarie italiane e internazionali.
Pensare di salvare l’Italia con gli optimates, con la sospensione de facto della democrazia, secondo la teoria che la partecipazione popolare non sia altro che un vulnus alla razionalità perfetta delle scelte, è pura e semplice follia.
Ciò che oggi stiamo vivendo non è una stagione di riforme, anche dolorose, ma una riscrittura formale di norme e tabelle contabili, senza alcuna considerazione dell’impatto reale che questa avrà sulla società italiana.
Monti non è la Tatcher, che ha stravolto la Gran Bretagna a partire da un progetto politico e da un conflitto durissimo che su questo si è innervato, e che ha generato gli attori del cambiamento, per quanto perverso.
Monti fa la Tatcher, per averne letto sui libri, e appoggiandosi alla parte peggiore della società italiana, quella per cui l’unica cosa che deve restare intatta è la rete del capitalismo relazionale e delle rendite che ne derivano.
Quella per cui andava bene l’esplosione del debito pubblico, perchè garantiva uno stato sociale a costo zero per le loro tasche, e oggi va altrettanto bene il suo taglio verticale, perchè hanno tasche abbastanza capienti per fare da sè.
Quella per cui andava bene l’IRI, quando si trattava di investire, e ancor meglio il suo smantellamento, per acquistare a prezzi di saldo nei settori garantiti, per poi incassare generose plusvalenze nella deindustrializzazione del paese, da investire in nuove, vecchie rendite.
Quella che dovrebbe essere il nemico giurato di ogni liberista, e che invece incassa applausi quando attacca e mette alla berlina i suoi politici maggiordomi, i sindacati, i lavoratori e i loro diritti, i dipendenti pubblici, la stampa non asservita, ma beneficiata da briciole di finanziamento pubblico.
O si fa scudo dell’artigiano evasore, per dire che lì c’è l’evasione, o del tassista burino, perchè lì c’è la rendita.
E che ha preferito Berlusconi, perchè in definitiva si faceva i fatti suoi, e coccolato la Lega, come oggi coccola Grillo, perchè non c’è nulla di meglio che un rivoluzionario che sbaglia bersaglio, e vezzeggiato la Sinistra di Governo, sempre pronta a qualsiasi genuflessione in  cambio di una pacca sulla spalla e di una gita nell’Italia che conta.
Oggi stanno tutti con Monti, perchè il conto della loro rapina lo fa pagare ad altri, e perchè garantisce che il prezzo politico di chi teorizza che il consenso sia un orpello fastidioso e non il cuore della democrazia si scaricherà per intero sulla sinistra, e quindi su qualsiasi ipotesi di cambiamento reale.
Bersani guarda i sondaggi e si vede al governo, con qualsiasi schema e alchimia.
Difende anche lui una rendita, il suo 20-25%.
Crede di poter scegliere alleati e interlocutori, di avere su di sè la responsabilità di salvare le istituzioni dal populismo, accarezza l’idea di una campagna elettorale in cui si scontrino europeisti e anti-europeisti, per poter ancora una volta parlare d’altro.
Vede lo smarrimento del paese davanti ad una politica governativa condotta col piglio dell’ecatombe sacerdotale, ma evidentemente è abituato a temere i sacerdoti.
Intanto vota e borbotta, borbotta e vota, ogni tanto impreca, ma senza darlo troppo a vedere.
Lasci perdere, e guardi immediatamente alla sua sinistra, perchè questo paese ha un disperato bisogno di cambiamento, ma ogni giorno, al ritmo dei sacrifici, il vecchio sta seppellendo il nuovo.
E col vecchio non si cambia proprio nulla.

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