domenica 9 dicembre 2012

Con Berlusconi in campo, il centrosinistra guardi all'Europa


E così a Bersani toccherà l’ingrato compito di guidare il centrosinistra in uno dei momenti più difficili della storia repubblicana avendo come contraltari Grillo e Berlusconi.
Bene penseranno quelli a cui piace vincere facile, illusi che possa essere buona anche la vittoria per mancanza di credibili alternative.
Male, malissimo dico io, che per una volta avrei l’ambizione di convincere molto più che di vincere, e di poter misurare la mia capacità di portare il paese ad una svolta minimamente matura e consapevole, perchè dio solo sa quanto bisogno avremmo di cambiamento, maturità e consapevolezza.
Invece Monti e i suoi, veri antagonisti di un qualsiasi centrosinistra europeo, pare siederanno ingombranti in panchina, mentre a giocare la partita saranno il vecchio e il nuovo capocomico, imbolsito l’uno e arrembante l’altro, ma squalificati entrambi.
Può affermarsi un’idea diversa del paese, un progetto di trasformazione reale, nella totale assenza di una dialettica con un’ipotesi alternativa altrettanto forte?
O la presenza di un solo schieramento credibile rischia di indurlo a trasformarsi in uno specchio deformato della nazione, a fargli ritenere di dover essere esso stesso una misura di unità nazionale?
Mi pongo queste domande perchè ritengo da sempre che il problema non sia l’apertura al dialogo con forze, ipotesi e culture diverse, tanto meno in un momento in cui il recupero di credibilità del sistema politico rappresenta forse la prima emergenza nazionale, ma piuttosto la chiarezza cartesiana della propria prospettiva politica e la determinazione nel realizzarla.
Mi spaventa quindi una prospettiva in cui il centrosinistra abbia davanti un centro evanescente e pronto alla resa, una destra avvolta nel revanscismo berlusconiano, l’onda anomala del M5S, mentre torna ad infuriare la tempesta finanziaria.
Mi spaventa perchè come tutti conosco il malinteso senso di responsabilità del PD, la sua vocazione ecumenica, la tendenza ad occupare ogni spazio non occupato.
Per questo credo sia importante fin da subito portare la campagna elettorale in Europa e il confronto sull’alternativa al livello della Merkel e del conservatorismo continentale, molto più che perdersi nei fantasmi passati, presenti e futuri della nostra privatissima casa degli spettri.
Per questo credo sia importante che SEL chieda formalmente l’adesione al PSE, come contributo a chiarire per l’oggi e per il domani campo, riferimenti, valori e relazioni del futuro governo del paese.
Il PD è oggi premiato dai sondaggi, e lo merita, per l’apertura alle primarie e per la sua capacità di essere l’unico punto solido in uno scenario politico fluido e instabile.
E’ una buona notizia per il centrosinistra, ma rischia anche di essere il suo limite, se quei voti in arrivo saranno figli della rassegnazione e coltivati nell’indeterminatezza.
A SEL, che ha certamente meno voti, il compito di dare un’anima ad una coalizione cui il PD rischia di dare solo volume.

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