domenica 2 dicembre 2012

Per un giorno, tutti con Bersani


Il secondo tempo delle primarie ci ha mostrato cosa queste sarebbero state fin dall’inizio senza la presenza di Nichi Vendola.
Una guerra feroce per bande all’interno del PD, con un’attenzione ai contenuti vicina allo zero e una spasmodica, a tratti violenta, attenzione alle “regole”, che poi altro non sarebbero che i paletti che tentano approssimativamente di circoscrivere il campo del centrosinistra.
Renzi l’avrebbe voluto da subito molto ampio, confidando nella sua capacità di attrarre elettorato dal disastrato centrodestra italiano, Bersani limitato al pur non trascurabile ambito del centrosinistra, per ragioni logiche, oltre che politiche, che tutti possono ben comprendere e condividere.
Si tratta di permettere alle primarie di essere ciò per cui sono nate, uno straordinario strumento di delega al nostro popolo della scelta di interpreti e indirizzi della politica, e non  una zattera gettata a chi dall’altra parte pensa di poter solo scegliere da chi essere sconfitto.
Alla fine quindi domani non si tratterà di scegliere fra due programmi, nè di sostenere il meno peggio, nè di partecipare per dare un segno di attenzione ad uno spettacolo che francamente non ha avuto da sette giorni nulla di edificante.
Si tratterà invece di votare per chiudere definitivamente la stagione della sinistra in maschera, occultata dietro idee, volti e linguaggi presi in prestito, per rivendicare il nostro diritto di chiedere al paese un voto per uscire dalla crisi.
Bersani può essere la persona giusta per farlo, perchè, nonostante le mille ambiguità e tentennamenti, e nonostante Monti, gli vanno riconosciuti coraggio e tenacia nel costruire una via d’uscita a sinistra dal berlusconismo e dal governo tecnico.
Lo dimostrano il baricentro dell’alleanza, di cui SEL non può essere considerata un elemento estetico, bensì la più evidente e materiale dichiarazione d’intenti, e la resistenza alle sirene del Monti dopo Monti, risuonate con forza in questi mesi dentro e fuori il PD.
Bersani ha dimostrato in queste settimane di aver colto il carattere strutturale della crisi economica, e di aver individuato il nesso profondo fra questa e l’aumento delle diseguaglianze, che ne rappresentano insieme la causa e l’effetto.
Ha parlato di lavoro e reddito come punti di partenza di ogni ipotesi di ripresa e non come variabili del ciclo economico.
Bersani non era per me il miglior candidato possibile alla presidenza del consiglio, perchè preferisce la sfumatura al tratto nitido che la gravità dei problemi in campo richiederebbe.
Ha tuttavia compreso quale sia il tempo in cui viviamo, mentre Renzi corre rapido con la testa voltata all’indietro.
Per questo oggi non avrò alcuna difficoltà a dare il mio voto a Pierluigi Bersani, ma lo farò con piacere, per costruire da domani affianco a lui un paese migliore.

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