domenica 20 gennaio 2013

Il centrosinistra basti a se stesso ed al paese


Si apre la campagna elettorale per quella che potrebbe essere una fra le legislature più significative della storia repubblicana, inserita nel mezzo di una lacerante crisi economica e sociale, in un quadro di ridefinizione degli equilibri internazionali, al punto più basso di credibilità degli attori politici e delle istituzioni democratiche.
Non si apre bene, fra un PD che pare restituito alle sue storiche contraddizioni e balbettii, i prodromi di una rissa a sinistra feroce quanto sterile, la deriva autoritaria del M5S e la rinnovata carica della destra berlusconiana, troppo presto derubricata a ricordo, in un paese che in nome di un ipocrita anticomunismo ha saputo digerire cose ben peggiori dell’immoralità di Arcore.
In mezzo Monti, ancora convinto di dover salvare l’Italia da se stessa e di poterlo fare con i voti altrui, memore dell’antica massima per cui i voti non si contano, si pesano, e i suoi, modestamente, hanno un peso laico ed ecclesiale.
Non aiuta una legge elettorale costruita per esaltare ogni imperfezione del nostro bicameralismo perfetto, abbinando un abnorme premio di maggioranza alla Camera alla difficoltà estrema di garantirsi una maggioranza risicata al Senato, con un pugno di Regioni detentrici della sovranità di ultima istanza.
E quindi siamo qui, in un paese che ha sperimentato fino all’ultimo le ricette delle due destre italiane, a chiedere un voto per il centrosinistra giocando sulla difensiva, con un palpabile, crescente timore di non farcela, al punto di lasciar intendere che anche se ce la facessimo, nessuno si preoccupi, perchè faremo finta di niente.
Sia chiaro che se è una mezza vittoria che si vuole, questo è il modo migliore per ottenerla.
Il centrosinistra si è insediato con forza nell’elettorato italiano con le primarie, quando ha avuto la forza di mettere in evidenza la pluralità dei suoi contorni, e insieme la capacità di portarli ad una sintesi nitida.
Si sono visti allora protagonisti di storie diverse e portatori di sguardi diversi sul futuro mettersi insieme nella competizione per scrivere un progetto condiviso di paese.
Sono quello spirito e quei protagonisti che vanno recuperati rapidamente, oggi che di nuovo sembra prevalere il vecchio vizio della tattica e delle mezze parole.
Patrimoniale non è un insulto, ma la condizione di una maggiore equità fiscale; il mitico centro non è un’oasi a cui aspirare, ma un antagonista elettorale, e lo stesso vale per Ingroia e la sua compagnia, a cui si possono contendere i voti, non chiedere impossibili desistenze.
E non è possibile ignorare il Mali e l’intero Sahel per anni, e poi cavarsela con una fiducia incondizionata alla Francia, quasi che l’Africa subsahariana continuasse a essere il suo cortile di casa.
Io credo, e sono incrollabile in questo, che il centrosinistra rappresenti l’ultima speranza per l’Italia di imboccare una via di uscita dalla crisi diversa dalla demolizione dello stato sociale, dal ritorno ad un classismo teorizzato e praticato, dalla perdita di diritti e quindi, in definitiva, dall’aumento delle disuguaglianze come motore dello sviluppo.
Credo che sia possibile recuperare il filo di una ripresa che abbia al centro una crescente equità nel carico fiscale e nella distribuzione della ricchezza, che il welfare possa essere protagonista di una fuoriuscita positiva dalla recessione, che debba tornare a vedersi chiaramente una mano pubblica nell’economia, e che sia possibile fare questo nel quadro di un’Europa che ritrovi se stessa e investa in una maggiore integrazione democratica.
Sono altrettanto certo che rincorrere i fantasmi di una famiglia che non c’è più non la farà tornare in vita, quando invece sarebbe utile riallineare il cervello all’età in cui si vive e liberarne la ricchezza e la pluralità.
Credo anche che governare non sia una sfiga  a cui opporre scongiuri, ma la condizione per provare a realizzare quei progetti e valori a cui tutti a parole sosteniamo di richiamarci, e che ogni singola elettrice ed elettore della sinistra debba chiedersi se le è rimasto quel briciolo di speranza che ti fa dire proviamoci ancora.
Nelle prossime settimane di campagna elettorale vorrei parlare di queste cose, senza essere possibilmente boicottato da chi si adagi in uno schema che prevede per il PD l’inseguimento di Monti, e per SEL la baruffa a sinistra.
No grazie, vorremmo bastare a noi stessi ed al paese.

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