domenica 2 settembre 2012

I populismi sono un avversario. Ma il Fronte di chi vi si oppone un errore.


L’Italia politica di oggi è attraversata da tre linee fondamentali di frattura.
La prima attiene al giudizio dato sul tragitto di unificazione europea e sulle sue progressive  acquisizioni, fra cui la moneta unica e le attuali istituzioni comunitarie.
Esistono forze politiche per cui l’Unione Europea è un bene più o meno perfettibile, ma comunque da salvaguardare ad ogni costo, e altre per cui il prezzo imposto dalla perdita della piena sovranità nazionale è già troppo salato, o prossimo ad esserlo.
In mezzo non sta nessuna virtù, dato che l’UE è evidentemente a rischio di sopravvivenza, e questo rende le possibilità di esercitarsi in adesioni condizionate pressochè vicine allo zero, perlomeno per chi ambisca ad un ruolo politico di governo.
La seconda riguarda il valore che si attribuisce alle istituzioni repubblicane, con particolare riferimento a quelle rappresentative e di garanzia, e quindi in ultima istanza alla Costituzione del 1948.
Anche in questo caso si muoviamo in un edificio pericolante, bombardato dalla mala politica e dagli scandali, sottoposto da anni ad un pesante attacco mediatico, in crollo verticale di credibilità agli occhi dell’opinione pubblica.
Da destra a sinistra, non si contano gli attacchi al Parlamento, alla Magistratura, alla Corte Costituzionale, alla Presidenza della Repubblica.
Berlusconi condivide con Grillo la capacità di sparare a 360°, Di Pietro risparmia le procure, la Lega nega l’intero impianto costituzionale.
La terza linea di frattura riguarda la politica economica, i diritti civili e sociali, il rapporto con la civiltà del welfare. Divide, in altre parole, la destra dalla sinistra secondo il più classico degli schemi.
La difficoltà di lettura dell‘attuale fase politica italiana, soprattutto con le lenti della sinistra, deriva dall’impossibilità di ridurre alla terza linea, la più rassicurante, il dibattito su programmi e alleanze, e persino sull’identità.
Per semplificare, fino a che punto è possibile costruire un rapporto con forze che condividano la necessità di una svolta nella politica economica, ma che allo stesso tempo si esercitino nel tiro al piccione contro le istituzioni, o ritengano un tema secondario quello dell’integrazione europea?
O al contrario, che tipo di relazione instaurare con chi sia schierato in difesa dell’Europa e della Costituzione, ma allineato alla continuità con il rigorismo e liberismo di Monti?
Rispondere che il tema non si può porre in questi termini è sbagliato, perchè è esattamente in questi termini che viene e sarà posto, soprattutto dagli avversari del cambiamento.
Si cercherà di unificare le due prime linee di frattura, e di farne la discriminante fondamentale della prossima competizione elettorale, mettendo la terza sullo sfondo.
Si cercherà di affermare che lo scontro è fra chi rispetta la dignità costituzionale e il futuro europeo dell’Italia da un lato, e chi è pronto al doppio salto nel buio dall’altro.
A partire da questo, si sosterrà che non è poi così rilevante cosa si pensi di ogni altra cosa, perchè ogni altra cosa passa in secondo piano rispetto alla difesa della democrazia e del comune destino continentale.
E nel dire questo non si avrà del tutto torto, perchè non si parlerà di questioni facilmente derubricabili come secondarie, ma al contrario di temi realmente centrali per l’opinione pubblica interna e continentale, che già si sono affacciate con durezza agli albori del governo Monti, quando tutti fummo interrogati su come mettere in salvaguardia le istituzioni offese dal berlusconismo e la stabilità finanziaria del paese.
Non a caso, è bene ricordarlo, il nuovo esecutivo godette di una larghissima apertura di credito, che coinvolse anche le forze della sinistra, e la stessa IDV, che votò la fiducia in Parlamento.
La sfida per la sinistra è quindi oggi invertire questa logica e costruire un’agenda e una proposta politica che, senza negare parole e atteggiamenti chiari sulle prime due linee, si concentri sulla terza, e su questa definisca se stessa e si rapporti con il paese.
Affermando con chiarezza che il populismo è un avversario, ma che la sua sconfitta passa non per un rassemblement di chi vi si oppone, ma per la capacità di restituire fiducia, speranza e futuro ai milioni di italiani che ne sono stati privati, a partire dal diritto al lavoro e dalla sua dignità.
Questo si può fare solo da sinistra, perchè il centro di ogni colore ha già avuto la sua occasione, con i risultati che conosciamo.

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