martedì 20 marzo 2012

Grillismi


Premetto che sono iscritto ad un Partito dall’età di 16 anni, contandone oggi 35.
Premetto inoltre che ho avuto la fortuna di vivere in formazioni politiche in cui il prevalere dell’interesse pubblico generale sulle fortune private non è mai stato in dubbio, nè la volontà a tratti persino ottimistica di essere strumento di crescita di nuove classi dirigenti.
E’ quindi con quest’ottica viziata da lenti estranee, a quanto dicono, all’esperienza del 90%  degli italiani che mi permetto di svolgere alcune considerazioni sul Movimento 5 Stelle.
Quando nacque mi sembrava, senza offese, un mix di cose giuste dette male e cose sbagliate ben comunicate.
Poi è cresciuto, sempre unendo un entusiasmo ammirevole e ombre di arrivismo inconfessato.
Oggi si dibatte fra sondaggi lusinghieri e epurazioni interne, che stimolano appetiti e domande, in chi ne sogna la fine prematura, o forse fin troppo tardiva, e in chi semplicemente ne è incuriosito come da ogni novità di successo.
A me ha sempre ricordato la Lega prima maniera, e non ho cambiato idea.
Un pugno di volgarità urlata, l’idea sparsa a piene mani che non esista la complessità, ma solo interessi occulti che imbrigliano e deformano la naturale semplicità, il disgusto per ogni forma di rappresentanza, di mediazione, di organizzazione politica diversa da se stessi.
E poi il proclama continuo della propria alterità, il rifiuto delle categorie e degli schieramenti tradizionali, il culto del capo, che come ogni culto del capo che si rispetti si nega, proclamando una democrazia quasi anarchica, fatto salvo il momento sacro della sanzione, in cui il deviante è punito, senza nemmeno capire il perchè.
Come la Lega si affermò nella crisi della Prima Repubblica, innestandosi sul disgusto morale e sulla sfiducia dilagante, così il M5S si aggrappa al nulla che resta della Seconda, per candidarsi a protagonista della prossima.
Non è un fuoco di paglia, perchè non è pensato per essere tale, pur essendo molto pensato, come potrebbe adeguatamente riportare un buon esperto di tecniche di marketing sperimentale.
E’ il primo caso mondiale di partito in franchising, e visto il successo non è detto che sarà l’ultimo.
Offre un metodo, un logo, un testimonial d’eccezione e importanti campagne comunicative.
Chiede una rete di venditori, totale abnegazione, risultati e fedeltà ai dettami della politica aziendale.
Se il rapporto funziona si procede, altrimenti viene ritirata la licenza.
Parlare di espulsioni, come fanno i media per pigrizia, è quindi sbagliato, un’approssimazione per eccesso alla democrazia.
Qui la democrazia è un altrove, un non-concetto, nella terra degli uno vale uno, da leggersi Uno vale uno (con gli altri a far nessuno).
Oltre a essere un elemento di nessuna importanza, dato che la dinamica del successo elettorale è del tutto sganciata da qualsiasi rapporto con l’attività politica quotidiana sul territorio.
L’impegno degli attivisti, il lavoro degli eletti sono atomi di propaganda da giocare sulla rete e sui media, non elementi basilari di costruzione di una comunità e di un profilo politico.
Per questo possono essere degradati in una notte e squalificati in un bit, soprattutto se dimostrano di non aver capito nulla della realtà in cui sono inseriti.
Qualcuno pensava che organizzarsi, radicarsi, avrebbe potuto solidificare un consenso vissuto come riflesso. Sbagliato. Questo rischia invece di rendere evidenti i limiti, di spezzare il mantra della diversità antropologica, e soprattutto di inserire un granello di sabbia nella fluidità della perfetta assenza di opinioni diverse da quel PD=PDL=mafia.
Perchè, a ben guardare, le campagne di Grillo hanno una sola cosa in comune, e non è la strizzata d’occhio alla sinistra e ai suoi miti.
E’ piuttosto la capacità di individuare quei nodi in grado di fortificare l’assioma del sono tutti uguali e di sbatterli in prima pagina.
Così è stato per l’acqua, così è per la TAV, che non sono anelli di un percorso coerente, ma simboli forti del patto scellerato del sistema dei Partiti.
Che certo, in parziale conclusione, giocano proprio a rendergli la vita facile.

2 commenti:

  1. Che dire, condivido in pieno il tuo giudizio e dato che non so esprimerlo così bene lo "linko" :-)

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  2. Sono stato fra i pochi che nel 2009 ha creato e creduto nella lista civica beppe grillo a Bologna insieme a mia moglie (sempre stati di SX) , ma ne siamo usciti in tempo prima che succedesse tutto quello descritto da te. Dopo i prime tempi di euforia ed entusiasmo ,tristezza assoluta quando ho chiesto (passando x rompiballe ) di approfondire argomenti come lavoro ,sanità ecc. è emersa in molti ignoranza conoscitiva ,politica e in certi casi culturale.Non so ancora a chi darò il prossimo mio voto ma non certo al M5S. Un saluto

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