mercoledì 14 marzo 2012

Voglio un ministro del lavoro!


Dopo aver letto le ultime perle del ministro Fornero non mi resta alcun dubbio. 
C’è una ragione se in qualsiasi paese non dico democratico, ma civile i professori fanno i professori e la politica,intesa come polis, li tiene ben alla larga da qualsiasi ruolo istituzionale. 
Questa ragione è che non capiscono assolutamente nulla della vita reale, delle sue dinamiche e relazioni, persi come sono nei dibattiti e ritmi dell’Accademia.
Se questo non vale per tutti, certamente è innegabile per gli economisti di scuola liberale, la cui vita è spesa nello studio di modelli astratti, fondati su assunti dichiaratamente avulsi da ogni contesto.
Ora noi ci ritroviamo per ragioni imperscrutabili materie dense di realtà come il mercato del lavoro e il welfare, cui non giova mai un approccio ideologico, in mano ad una distinta signora la cui unica ambizione sembra essere l’affermazione positiva delle tante belle cose studiate, ascoltate e insegnate in tanti anni di università.
La signora peraltro, dopo aver esordito con le lacrime in diretta, ha recuperato con rapidità la via dell’arroganza astiosa, della superiorità saccente, del rifiuto di qualsiasi ragione non rientri in schemi logori come quelli di cui è impregnata la falsa coscienza che la agita.
Ciò di cui dovremmo tutti convincerci è che, poichè la sua religione vieta di utilizzare la spesa pubblica per aumentare l’occupazione, ne deriva che gli occupati dovrebbero essere disposti a mettere il loro lavoro in concorrenza con i disoccupati, così da trasformare un impiego stabile in una pluralità di impieghi precari, con saldo 0 di occupazione e negativo di diritti e retribuzioni.
Questo assunto le pare tanto ovvio da ritenere offensivo il rifiuto dei sindacati di condividerlo, applaudirlo e sottoscriverlo, soprattutto quando lei sarebbe disposta ad elargire in cambio una paccata di miliardi, già sottratti alle pensioni d’oro delle lavoratrici e dei lavoratori italiani.
Miliardi che evidentemente ora le appartengono, o meglio appartengono ad un governo da lei promosso a banda, se è vero che può disporne a suo piacimento, compreso un ricatto degno di un Brunetta qualsiasi.
A questo punto appare inutile dire che l’Italia ha bisogno di un’unica riforma del welfare, che si chiama reddito di cittadinanza, che in fase di recessione non esiste alcuna possibilità di crescita occupazionale, che non sia accompagnata da politiche pubbliche di stimolo, che abbiamo un gigantesco problema di moderazione salariale, giunto al punto di frenare anzichè esaltare la competitività di un sistema privato della domanda interna, come ribadisce una serie statistica infinita.
Inutile, spiace dirlo, per carenza di interlocutore, dato che il ministro competente somiglia ad un bambino abituato a giocare alla guerra, cui venga improvvisamente regalata una pistola carica.
Utile è invece invitarla a tornare alle precedenti occupazioni, per poter poi restituire a questo paese un ministro e una possibilità di futuro.

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