martedì 24 aprile 2012

Cartolina dalla Francia


In Francia ha vinto Hollande, in Francia ha vinto Marie Le Pen. 
Come a dire che il vento socialista spazza una terra riarsa dove cresce la malapianta dell’estremismo nero.
Si affermano insieme la più credibile alternativa al governo in carica e il più estremo atto di rivolta contro il sistema politico e istituzionale.
Per questo io credo che Hollande vincerà, e che pecchino di pressapochismo i commentatori che improvvisano somme aritmetiche fra i voti di Sarkozy e del FN al secondo turno, come se una superficiale qualifica di destra accomunasse due mondi divisi dal presente più ancora che da un passato di reciproca estraneità.
Per questo credo che il PS avrà davanti a sè fin da subito una responsabilità ben più grave che tranquillizzare i mercati finanziari.
Si tratta di riportare la Francia al cuore dell’Europa, perchè l’Europa possa tornare nel cuore della Francia, dove Francia è oggi più che mai sineddoche di ciò che scuote l’intero continente.
Il FN parla la lingua che conosce, quella del rifiuto dell’immigrazione e del meticciato, della chiusura dei confini sacri della patria, del populismo anti-istituzionale, ma anche della negazione dell’Europa delle banche e della moneta unica, se non dell’Europa tout court.
Incassa il voto degli sconfitti della globalizzazione, dei profughi in patria, di operai che furono ceto medio e di un ceto medio piegato dalla crisi.
E’ il voto della campagna e delle periferie, della provincia sterminata di un’Europa che non sarà mai Metropoli, di spazi che il trentennio liberista ha reso vuoti e che ora sono a perdere.
E’ il mondo che Melenchon avrebbe dovuto riportare alla sinistra. Non ha funzionato. Troppo di sistema Melenchon, troppo dentro ai giochi, troppo buono per chi vuole odiare, almeno per l’attimo di un voto nell’urna. Mandare un vaffanculo, diremmo noi in Italia.
Marie Le Pen è fuori e incassa. Può dire che l’Euro è una sciagura, che Goldman Sachs governa Italia e Grecia con i suoi commissari, che la Francia deve recuperare la sua piena sovranità nazionale, economica e culturale. 
Può dirlo perchè, come diceva il padre, non è di destra, nè di sinistra, ma con il popolo, e il popolo oggi è ferito.
Se la Francia fosse Italia, parleremmo di antipolitica e di populismo.
Ora quindi tocca a Hollande dimostrare che la politica nella sua accezione di sinistra esiste e può trovare la forza di spezzare le unghie del capitalismo finanziario, prima che questo resusciti i peggiori fantasmi della nostra storia.
Lo deve a noi, che crediamo nell’Europa come antidoto a piccole patrie funeree, che ci vogliamo aperti all’altro, che crediamo nel meticciato e non nelle mummie delle identità nazionali.
Ma che sappiamo anche che minuto dopo minuto la nostra Europa si confonde con la BCE, e la BCE con la Germania, e la Germania con la Merkel, e la Merkel con la crisi, in un gioco di nebbie e di rimandi che lascia ognuno solo con la sua rabbia e lo sguardo alla ricerca di una bandiera famigliare. 
Quella bandiera è stata nei momenti più bui quella della nazione, ma c’è stata una volta in cui proprio la Francia seppe iscriverci tre parole meravigliose. Libertè, Egalitè, Fraternitè.
Le riprenda Hollande, torni a iscriverle sulla bandiera europea. 
Noi, che ne siamo figli, saremo tutti con lui.

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